I documenti e i verbali del Comitato Tecnico Scientifico, che hanno condizionato la vita di tutta l’Italia nei giorni del lockdown, non sono documenti consultabili. O almeno per ora. Un fatto decisamente grave considerando la loro importanza.
Per tale motivo un pool di sei avvocati guidato dall’Avv.Andrea Pruiti Ciarello, Vincenzo Palumbo e Mauro Todero ha richiesto l’accesso a tali atti al Dipartimento di Protezione Civile. Una volta negati direttamente dal Capo Angelo Borrelli, questi si sono rivolti al TAR del Lazio che gli ha dato ragione obbligando il Governo a rendere noti tutti gli atti richiesti entro trenta giorni.
Nella sentenza, il Tar ha reso noto come il Governo abbia opposto “solo motivi “formali” attinenti alla qualificazione degli stessi come “atti amministrativi generali”, ma non ha opposto ragioni sostanziali attinenti ad esigenze oggettive di segretezza o comunque di riservatezza degli stessi al fine di tutelare differenti e prevalenti interessi pubblici o privati.
Il Governo non è rimasto molto soddisfatto dalla sentenza del TAR e quindi ha fatto ricorso al Consiglio di Stato. Il nodo del contendere, al momento, resta il valore giuridico di tali documenti.
Per capire lo stato dell’arte, Giustizia Caffè ha contattato l’Avvocato Andrea Pruiti Ciarello.
Avvocato ci racconti il perchè del Tar e cosa è avvenuto alla vostra richiesta di accesso agli atti
Questa azione è iniziata nel mese di Aprile quando già era da più di un mese che erano vigenti i vari DPCM che avevano ristretto in maniera straordinaria le libertà individuali. Limitazioni ai diritti di rango costituzionale che i cittadini non avevano mai subito nella storia della Repubblica Italiana. Abbiamo subito individuato una peculiarità, nella fonte di provenienza delle limitazioni, ovvero che sono state imposte con Decreto del Consiglio dei Ministri. Il DPCM è come un decreto ministeriale, quindi secondaria, ha solo un altro nome. C’era qualcosa che non andava perché lo strumento era particolare, mai nella storia era stato usato un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. IL DL, normalmente, prevede la conversione il legge, il DPCM non lo prevede. Quindi non c’è nessun passaggio in Parlamento. Un atto particolare.In questo decreto vi erano richiami che non erano contenuti nella motivazione ovvero i verbali del Comitato Tecnico Scientifico. Ci siamo detti, dobbiamo verificare cosa c’è scritto.
Un atto amministrativo può essere perfetto quando la motivazione è espressa in maniera adeguata. Però dati statistici, analisi o valutazioni economiche non venivano esplicitate, quindi abbiamo fatto richiesta agli atti. L’abbiamo fatto con lo strumento civico generalizzato, uno strumento che deve essere sempre più a supporto dei cittadini. Il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, però, ha rifiutato l’accesso perché questi erano verbali a supporto di atti normativi generali.
Abbiamo fatto ricorso al Tar Lazio e questo ha accolto il primo dei cinque motivi. Ovvero abbiamo sostenuto che questi verbali non possono essere considerati atti normativi generali. Sono degli atti a supporto di atti urgenti. Il Tar ci ha dato ragione, il Governo appena due giorni fa ha notificato il ricorso in appello dimostrando che non ha gradito questa sentenza ed è intenzionato ad andare avanti.
E’ una strada impervia sotto il profilo costituzionale, l’Art.97 della costituzione richiama a principi di buon andamento nei pubblici uffici e al primo posto c’è la trasparenza amministrativa. E in un Paese come l’Italia, in un frangente come quello del Covid, riteniamo che ci debba essere più trasparenza.
Abbiamo fatto questa richiesta di accesso perché riteniamo che sia un dovere civico impegnarsi. Lascia l’amaro in bocca questo ricorso in appello, non lo temiamo in termini giuridici, ma pone molti interrogativi soprattutto dopo la proroga dello Stato d’Emergenza.
Articolo pubblicato il 31 luglio 2020 su giustiziacaffe