Su Il Riformista del 7 ottobre 2020 scrivevo:
“In questi giorni è nuovamente tornata di stretta attualità la questione della proroga dello stato di emergenza, disposto per la prima volta il 31 gennaio di quest’anno e già prorogato dal Consiglio dei Ministri fino al prossimo 15 ottobre, con delibera del 29 luglio. Nelle motivazioni della delibera di proroga dello stato di emergenza del 29 luglio si leggeva che la necessità di prorogare quella condizione straordinaria fosse necessaria per garantire la continuità degli interventi allora in corso “per il superamento del contesto di criticità” e per “adottare le opportune misure volte all’organizzazione e realizzazione degli interventi di soccorso e assistenza alla popolazione di cui al decreto legislativo n. 1 del 2018, nonché di quelli diretti ad assicurare una compiuta azione di previsione e prevenzione”. Cosa abbia fatto il Governo per dare seguito a quelle necessità e quali siano state, al riguardo, le indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico non è dato saperlo. La pubblicazione degli atti del CTS si ferma al 10 agosto e quindi non possiamo sapere quali siano oggi gli “interventi in corso per il superamento delle criticità”, né quali dovranno essere le “ulteriori misure organizzative per il soccorso e l’assistenza alla popolazione” individuate dal CTS. Da una parte il Governo vuole prorogare lo “stato di emergenza” ma dall’altro non solo non rende noto cosa abbia fatto fin qui per evitare la proroga ma nemmeno cosa abbia intenzione di fare per evitare che di proroga in proroga lo “stato di emergenza” divenga una prassi amministrativa accettata come normale dalla popolazione. Il rischio, in questo caso, non è solo la terribile pandemia da Covid-19, il rischio è lo slittamento sul terreno scivoloso dello Stato di Diritto, sul quale ogni distrazione può essere fatale”.
Nel recente passato (appena il 25.11.2021), il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha detto che lo stato di emergenza deve rispondere a delle evenienze che lo giustifichino e, quindi, non essere prorogato o nuovamente dichiarato senza che ce ne sia la necessità.
Oggi, 15 dicembre 2021, abbiamo visto che il Governo vuole nuovamente prorogare lo stato di emergenza, questa volta nemmeno con la prevista deliberazione del Consiglio dei Ministri ma con Decreto Legge, poiché il termine previsto dal comma 3, dell’art.24 del D.lgs n.1/2018 prevede una durata massima di 24 mesi (che scadrebbero a fine gennaio).
Sulla scorta di quali condizioni e dati il Governo intende prorogare ancora, addirittura fino al 31 marzo 2022, lo stato di emergenza?
Dal 7 al 14 dicembre 2020 sono morte 4933 persone di covid, mentre dal 7 al 14 dicembre 2021 sono morte 762 persone, cioè 4171 in meno dell’anno scorso.
Come era accaduto l’anno scorso, con il pessimo governo di Giuseppe Conte, anche quest’anno i verbali del CTS resi disponibili dalla Protezione Civile si fermano al 15 ottobre 2021, cioè con 60 giorni di ritardo (nonostante dovrebbe essere di 40 giorni il ritardo nella pubblicazione).
Con questi numeri, fortunatamente molto meno gravi dell’anno scorso, l’introduzione del super greenpass già mi sembrava azzardato fino al 15 gennaio 2022, figuriamoci se venisse prorogato fino al 31 marzo 2022.
Quello slittamento sul terreno scivoloso dello Stato di Diritto, che temevo l’anno scorso, da pericolo in potenza si è trasformato in fatto.